doping

IL   DOPING

di Giovanni Lestini



(18) S7.    Narcotici



L'Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), dal 1 gennaio 2013, colloca i narcotici nella "Lista delle Sostanze e Metodi proibiti in Competizione".
La WADA dichiara che sono proibite le seguenti sostanze:
buprenorfina, destromoramide, diamorfina (eroina), fentanil e i suoi derivati, idromorfone, metadone, morfina, ossicodone, ossimorfone, pentazocina, petidina.

La parola "narcotico", dal greco narkotikós, significa induttore di sonno, o meglio, uno stato di analgesia stuporosa. In questo caso, i farmaci in questione, come l'oppio ed i suoi derivati (morfina), generano uno stato di analgesia senza alterazioni della coscienza.
L'oppio si estrae, per mezzo di un incisione, dalla capsula della pianta ancora non matura, detta papaver somniferum, o papavero bianco. L'estratto latteo viene essiccato ed usato come narcotico, eccitante e stupefacente.
L'oppio ha un forte odore, il suo sapore è amaro ed, esaminato al microscopio, il suo contenuto consiste in ammassi residui di foglie e frammenti della parete delle capsule.
L'oppio è costituito per il 20-30% da circa 40 alcaloidi, tra i quali la morfina, la codeina e la tebaina, che svolgono un'azione antidolorifica e stupefacente. L'alcaloide che esercita una maggiore azione analgesica è la morfina, mentre le azioni di minore e minima intensità sono svolte, rispettivamente, dalla codeina e dalla tebaina. La morfina è stato il primo alcaloide ad essere stato estratto dell'oppio, nel 1806, dal ventiduenne farmacista tedesco Serturner (cfr.: F. CAPASSO, R. DE PASQUALE, G. GRANDOLINI, N. MASCOLO, Farmacognosia, Milano, Springer-Verlag Italia ed., 2000).
Le proprietà dell'oppio sono di origine analgesica e narcotica, come del resto la morfina, il suo principio attivo più importante. Nonostante ciò l'azione analgesico-narcotica dell'oppio è inferiore a quella della morfina, per la presenza di altri alcaloidi che interferiscono con l'attività della morfina e perché questi sono presenti sotto forma di sali poco solubili nell'oppio.
I narcotici e gli analgesici di tipo morfinico annullano la sensibilità sia al dolore da fatica, sia a quello da sensibilità muscolo-tendinea (cfr.: M. SANINO, F. VERDE, Diritto Sportivo, Wolters Kluver Italia S.r.l., 2011).
Di frequente utilizzo è l'eroina per le sue caratteristiche che consentono agli atleti di ridurre il senso di fatica e di stanchezza (cfr.: A. LUCCHINI, Dare significato al fare, Milano, Franco Angeli S.r.l., 2002).
Le sostanze narcotiche assunte, sono eliminate nel fegato e per via renale, pertanto, gli effetti collaterali, dannosi e tossici, assumono una valenza maggiore negli individui con disturbi del fegato e della funzionalità renale.
L'uso ed abuso dei narcotici è seguito dalla comparsa dei seguenti effetti collaterali, tossici e dannosi: alterazioni della pressione arteriosa, bradicardia, edema polmonare, analgesia, astenia, vomito, iperidrosi, tremori, ipotermia, ipoventilazione, nausea, miosi, stipsi, stranguria.
L'assunzione degli oppioidi provoca tolleranza, dipendenza fisica e sindromi da astinenza. Solitamente, i soggetti, che abusano di queste sostanze, sono coloro che hanno avuto precedenti episodi di dipendenza da farmaci.
La sindrome astinenziale (soprattutto quella da eroina) si presenta con i seguenti sintomi: agitazione, lacrimazione, midriasi, rinorrea, tachicardia (più di 100 battiti al minuto), tremori, diarrea, compulsione, crampi addominali, contratture muscolari, iperidrosi, scialorrea, nausea e vomito.

Gli anestetici locali hanno la funzione di bloccare in maniera reversibile la conduzione degli impulsi nel sistema nervoso, provocando la perdita, o la riduzione, della sensibilità dolorifica, di pressione, di contatto e termica, senza che lo stato di coscienza e le funzioni vitali siano compromessi.
Gli anestetici locali, anche se sono applicati su zone circoscritte, vengono assorbiti e diffusi nel sistema circolatorio e, se non vengono degradati, possono produrre i loro effetti, anche se parzialmente, sui vari apparati ed organi del corpo umano.
Alcuni di essi sono metabolizzati rapidamente, è il caso della tetracaina e della procaina, che ad opera di alcuni enzimi, detti esterasi, perdono il loro effetto tossico. Altri, come la etidocaina e la lidocaina, sono metabolizzati nel fegato, pertanto, la loro degradazione avviene in maniera più lenta, soprattutto in coloro nei quali si riscontrano alcune patologie epatiche.
Gli anestetici locali sono considerati doping, se vengono assunti mediante l'inoculazione sistematica intramuscolare, endovenosa, essendo permessi soltanto i trattamenti locali.
Qualcuno si chiederà come è possibile che una sostanza iniettata per via intramuscolare o endovenosa, rimanga circoscritta nella zona di iniezione e non sia distribuita (o ceduta in minima parte) nel circolo sanguigno. Ebbene, per evitare, o ridurre, il passaggio dell'anestetico nella circolazione, si utilizzano soluzioni di anestetico locale che contengono un vasocostrittore, come la fenilefrina o l'adrenalina, che svolgono la funzione di rallentare il processo con cui l'anestetico passa nel circolo sanguigno.
Gli anestetici locali possono essere applicati (anestesia di superficie) direttamente sulle mucose o sulla cute (naso, bocca, ecc.), ovvero possono essere iniettati nei tessuti, più o meno in profondità, (anestesia per infiltrazione) nella zona circostante le articolazioni; inoltre, si ricorre all'inoculazione nei pressi di un tronco nervoso (anestesia tronculare), infine, l'inezione può essere effettuata all'interno di un'articolazione (anestesia intraarticolare).
L'uso e l'abuso degli anestetici locali produce i seguenti effetti collaterali tossici e dannosi, a carico dell'apparato cardiocircolatorio e del sistema nervoso centrale: attacchi d'asma, insufficienza respiratoria, nistagmo, arresto cardiaco, ipotensione arteriosa, depressione, convulsioni, agitazione, blocco atrioventricolare, insonnia, metaemoglobinemia, reazione anafilattica, tremori e reazioni allergiche.

(segue...)

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